Gli inceneritori e l’ambiente

Argomento: 

 

È vero che gli inceneritori moderni non inquinano?

No, è falso. I limiti di legge sono obsoleti. L’inceneritore di Amburgo emette 0,001 nanogrammi di diossina per metro cubo di fumi. Si tratta di un quantitativo inferiore di ben due ordini di grandezza rispetto alle emissioni degli inceneritori italiani, allineate al limite di legge di 0,1 nanogrammi per ogni Normal Metro Cubo di fumi. Ma anche l’inceneritore di Amburgo non si può dire che “non inquini”. La sostanza più tossica del mondo fa parte del gruppo delle diossine e per questo si applicano limiti di legge su quantità inverosimilmente basse.

Basta veramente poca diossina, infatti, per provocare danni irreparabili. La tendenza dovrebbe essere quindi di uno stato dell’arte impiantistico che consenta di raggiungere valori di 0,001 nanogrammi/mc, ma al momento non c’è alcun segnale di una revisione della normativa in questo senso. Quindi bruciare rifiuti "a norma di legge" in Italia significa emettere cento volte più diossina che ad Amburgo, a parità di quantitativi trattati.

Più si diminuisce la diossina, più aumentano le polveri sottili. Non esistono veri sistemi per abbattere le diossine emesse da un impianto di combustione. La riduzione dei quantitativi specifici di diossine viene ottenuta solo operando sulla temperatura di combustione e sulla geometria della camera di combustione ed eventuale camera di post-combustione. Ad esempio, gli inceneritori moderni superano sempre i 1050°C di temperatura nella camera di combustione; l’impianto di Amburgo arriva addirittura a 1380°C!

Ma bruciare a temperatura più alta, se da un lato significa ridurre la formazione di diossine, dall’altro significa anche ridurre la dimensione delle particelle presenti nei fumi. All’aumentare della temperatura, particelle incombuste, metalli pesanti e altre sostanze inquinanti hanno quindi una dimensione di pochi micron che rende più difficile intercettarle con i vari sistemi di filtraggio (a umido, elettrostatici, ecc.).

Quanto più è ridotta la dimensione del particolato, quanto più sono dannosi i suoi effetti. Tant’è che dopo il PM10 si è passati a rilevare il PM2,5 e adesso si comincia addirittura a parlare di PM1. Il problema è però che la diminuzione delle dimensioni delle particelle sottili le rende più pericolose, oltre che più difficili da misurare. In sostanza, questo significa che un impianto come quello di Amburgo può fornire maggiori garanzie per quanto riguarda diossine e furani, ma presenta un pericolo ancora più insidioso sul fronte delle polveri sottili, pericolosissime e responsabili di migliaia di morti nella città italiane ogni anno.

Cosa succede in un inceneritore?

Durante la combustione dei rifiuti si rompono i legami chimici delle sostanze in entrata, ricombinandosi. Questo processo anche quando si svolge in condizioni ottimali, genera reazioni casuali in cui si producono migliaia di nuovi composti chimici chiamati PIC (Prodotti di Combustione Incompleta) di cui solo duecento sono stati individuati. Le altre sostanze sono sconosciute anche nei loro effetti sulla salute. Nella fase di raffreddamento, in uscita dal forno, si formano tra gli altri PIC, diossine (PCDD), furani (PCDF) e esaclorobenzene, tra le sostanze più tossiche e persistenti che siano state studiate.

Ci sono studi che indicano i danni sanitari causati dagli inceneritori ?

Certo, ormai la bibliografia è vasta.

Citiamo lo studio francese del febbraio 2010 nella regione del sud est (21 inceneritori operativi) con 304 neonati con difetti dell’apparato genitale (problemi renali e uropatia ostruttiva) http://oem.bmj.com/content/67/7/493.abstract.

Oppure quello inglese con gli inceneritori di Coventry e Kirklees, dove l’incremento della mortalità è di 9 volte maggiore per le popolazioni esposte. Vedi http://www.ukhr.org/ioncineration/kirklees.pdf

È vero che gli inceneritori “puliscono l’aria?”

Certamente no! Secondo una analisi dell’Istituto Negri l’aria ambiente in pianura Padana ha una concentrazione di diossina di 0,18 picogrammi per metro cubo. All’uscita da un inceneritore (come migliore prestazione) la concentrazione è di 8 picogrammi per metro cubo. All’uscita da un biofltro (nel trattamento meccanico biologico) la concentrazione è di 0,01 picogrammi. I dati sugli inceneritori attivi in Europa sono allarmanti. Inceneritori in Gran Bretagna 400 picogrammi per metro cubo, nell’inceneritore di Vienna 40 picogrammi per metro cubo.

Gli inceneritori causano l’incremento di gas serra ?

Certamente. Il confronto tra incenerimento e riciclaggio e compostaggio porta a questa conclusione: l’incenerimento produce 46 volte gas serra in più per ogni tonnellata di rifiuti gestita.

A Vienna l'inceneritore è in centro città. Quindi non fa male?

Certo che fa male, ma l'Austria è un esempio di come si può fare a meno degli inceneritori, non il contrario.

L’impianto di Vienna - Spittelau venne costruito nel 1969: in pratica un’altra “era geologica” nella gestione dei rifiuti, la stessa epoca in cui veniva costruito alle porte di Firenze l’inceneritore di San Donnino, inaugurato nel 1973 e poi chiuso nel 1986 a causa delle eccessive emissioni di diossina, tali da contaminare i terreni circostanti.

Ha una potenzialità di 250mila t/a e fu costruito in città allo scopo di fornire energia termica al vicino ospedale. Sebbene fosse stato costruito con una tecnologia ormai obsoleta, non è stato più demolito, perché grazie alle sue caratteristiche decorazioni è ormai diventato un landmark turistico della città. Nel 1985 è stato ristrutturato ed adeguato alla normativa ambientale con l’aggiunta di una sezione di depurazione fumi. A Vienna è presente un altro inceneritore, quello di Flötzersteig, da 180mila t/a. E’ per molti aspetti simile a quello di Spittelau: fu costruito tra il 1959 e il 1963, è situato in città, a 4,5 km dal centro, per fornire calore ad alcuni ospedali.

I due impianti viennesi e il piccolo impianto di Wels (60mila t/a) sono gli unici inceneritori attivi in Austria. Questo significa che, dopo la costruzione dei due impianti viennesi e nonostante l’incremento registrato nella produzione dei rifiuti, è da 50 anni che in Austria non si costruisce un inceneritore. Ha fatto eccezione nel 1995 solo l’impianto di Wels, che è comunque solo una delle sezioni di processo che costituiscono un impianto integrato da 160mila t/a per la selezione e il riciclaggio di rifiuti domestici, industriali e di costruzione.

Quindi citare l’Austria come esempio significa in sostanza indicare un paese che negli ultimi 50 anni, facendo a meno degli inceneritori, ha sviluppato uno dei sistemi più avanzati al mondo per la riduzione alla fonte e il recupero dei rifiuti, basato ad esempio su sistemi di avanguardia per la tariffazione puntuale dei rifiuti, applicati da molto tempo in tutto il territorio austriaco. In pratica, i veri esperti di rifiuti portano come esempio l’Austria non per un paio di obsoleti inceneritori, risalenti alla stessa epoca del famigerato impianto di San Donnino a Firenze, bensì per l’organizzazione dei sistemi integrati di gestione dei rifiuti, a partire dai metodi di raccolta domiciliare, tra i più efficaci al mondo nell’applicare il principio “chi più produce rifiuti, più paga”.