La Lombardia comincia a dismettere gli inceneritori
Oggi il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato definitivamente una risoluzione – nata per iniziativa del MoVimento 5 Stelle – che prevede la dismissione di parte del parco inceneritori lombardo, stante il forte squilibrio previsto nel prossimo futuro tra la capacità di incenerimento presente nella nostra regione e la produzione lombarda di rifiuti urbani residui. Le sollecitazioni del Movimento per un piano di dismissione degli impianti hanno convinto le forze politiche e la risoluzione che ne è scaturita, dopo un lungo lavoro di mediazione, è stata approvata all'unanimità dal Consiglio.
Gianmarco Corbetta, consigliere del Movimento 5 Stelle Lombardia, dichiara: “Siamo più che soddisfatti per il risultato ottenuto a cui hanno contribuito tutte le forze politiche presenti in Regione. Si tratta di un provvedimento che segnerà una svolta storica nella gestione dei rifiuti in Lombardia (e, come naturale conseguenza, in tutta Italia). L’aver puntato pesantemente per decenni sull'incenerimento è costato alla nostra regione il primato della raccolta differenziata: eravamo primi 20 anni fa, ora siamo stati superati da Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Piemonte ma potremmo perdere anche il quinto posto in classifica a beneficio della Sardegna e delle Marche! Finalmente con questo provvedimento si volta pagina: dopo il trentennio degli inceneritori, si può aprire l'epoca della raccolta differenziata spinta e del recupero di materia dai rifiuti, a tutto beneficio dell'ambiente e della salute dei cittadini.”
Ora spetta alla Giunta Regionale individuare i tempi e i modi per attuare il piano di dismissione. I criteri per individuare gli impianti da chiudere sono contenuti nel provvedimento appena approvato in Consiglio: si partirà dai meno efficienti sotto il profilo ambientale. “Legambiente – prosegue Corbetta – ha appena pubblicato un dossier sul tema della dismissione degli impianti lombardi: emerge chiaramente che l'inceneritore di Desio è il più inquinante di tutti per quanto riguarda le polveri sottili. Per Legambiente i primi da chiudere sono quelli di Desio, Busto Arsizio (VA), Parona (PV) e Cremona. Credo che la chiusura di Desio in tempi brevi sia nell'ordine naturale delle cose, i sindaci di centro-sinistra che hanno recentemente approvato il folle piano industriale di Bea (che prevede il potenziamento e il prolungamento in vita per altri 18 anni dell'impianto) escano dal sonno della ragione in cui sono caduti da troppo tempo”.
Corriere della Sera - 21 novembre 2013
La raccolta differenziata spegne i termovalorizzatori - Rifiuti in calo, troppi tredici impianti in Lombardia
II teleriscaldamento è un sistema che non sembra più convenire come quarant'anni fa
MILANO — Vent'anni dopo le battaglie contro le discariche, è arrivato il tempo di quelle agli inceneritori, che da tempo non è più neppure giusto chiamare così: se ne ricava energia, dunque sono termovalorizzatori. In Lombardia nel abbiamo 13, e sono troppi: da dieci anni, ormai, la quantità di rifiuti urbani è in calo, perché la crisi degli ultimi anni ha lasciato il suo segno anche nelle pattumiere, mentre ha fatto grandi progressi la raccolta differenziata: a Milano — per esempio — era intorno all' 11% vent'anni fa, oggi è al 35%, mentre Bergamo è arrivata al 53%. Guardando ai dati dell'ultimo decennio, nel 2012 la produzione di rifiuti in Lombardia è scesa dell'8% rispetto al 2008 (anno della produzione massima); quanto alla produzione pro capite è scesa ai livelli del 1999. Dunque, meglio fare da subito i conti con la realtà e prevenire, ovvero chiudere gli impianti che rendono meno e pensare ad un futuro «diverso» per altri. «Inceneritori in Lombardia: quanto basta?» è il titolo scelto da Legambiente per rilanciare il tema proprio «mentre la Regione sta compiendo i suoi ultimi passi istituzionali per l'approvazione del Programma regionale Gestione Rifiuti», che indica le direttive dei prossimi anni fino al 2020. Il dossier indica fra il 35% ed il 70% la capacità degli impianti lombardi che resterà inutilizzata in questi anni a venire se tutto rimanesse come ora. Se, cioè, la differenziata (frenata in alcune zone come Brescia e Pavia proprio dalla presenza di impianti) nei prossimi anni non migliorasse. Tanto è vero che già ora il 38% dei rifiuti bruciati in quei 13 forni sono rifiuti speciali: avendo raggiunto l'autonomia di smaltimento prevista dalla legge, i gestori degli impianti sono costretti ad andare a caccia di «combustibile», consumando anche materiale in arrivo da altre regioni o dall'estero. Impensabile, avverte Legambiente, la politica del «tirare avanti»: questi impianti comportano emissioni (in diversi casi già al centro di studi epidemiologici) su un'area —la Pianura Padana — già inquinata. Anche il teleriscaldamento, ormai, è un sistema che non sembra più convenite come fu 40-50 anni fa. E neppure si può pensare di continuare a smaltire gli speciali altrui, in zone dove i rifiuti dovrebbero essere portati solo da camion (gli impianti del Nord Europa che lavorano per conto terzi hanno collaudati collegamenti ferroviari o marittimi). «E' stata una buona tecnologia per la transizione dalla discarica al riciclaggio — dice il presidente di Legambiente Lombardia Damiano Di Simine — ma adesso il trentennio degli inceneritori è finito: vanno aiutate le imprese del settore a riconvertirsi per lavorare ciò che si ricava dalle raccolte differenziate e dal residuo». Primi candidati allo stop? I più inquinanti e meno efficienti: Corteleona (Pavia), Desio (Monza B.), Parona (Pavia) e Valmadrera (Lecco).
Che dire. Complimenti ai consiglieri lombardi che hanno ottenuto questo grande risultato e speriamo che ci si ravveda anche in Piemonte...
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