Fermato inceneritore di Falascaia in Versilia

Inceneritore di Falascaia in Versilia chiuso dalla procura .. Rossi chieda scusa ai cittadini.

Ho ricevuto numerose segnalazioni su di una notizia di Giovedì 8 luglio 2010, dove la polizia forestale e vigili urbani, su indicazione della procura di Lucca, hanno “arrestato” l’inceneritore di Falascaia, in località Pollino a Pietrasanta in Versilia. Fuor di metafora, gli hanno apposto i sigilli. L’impianto è chiuso e spento.

Se fosse stato un individuo, Falascaia sarebbe stato colpevole di reiterazione di reato; già in precedenza, Arpat e Provincia di Lucca avevano analizzato le acque che torrenti che corrono in prossimità dell’impianto trovandovi quantità allarmanti di metalli pesanti. Pericolo di fuga e reiterazione del reato sono i due casi in cui la legislazione italiana permette la carcerazione preventiva, ossia la detenzione in attesa di sentenza definitiva. Se l’impianto di Falascaia fosse un individuo, manette e carcerazione sarebbero state ben meritate e difficilmente discutibili. E invece l’impianto ha continuato allegramente a produrre i suoi veleni. La storia dell’impianto di Falascaia è simile a quella di molti altri inceneritori; gabellato come gioiello di ultima tecnologia, o, se preferite, come dotato della migliore tecnologia disponibile (l’impianto è di una decina di anni fa), e quindi tale da avere impatti ridotti sulla salute, l’inceneritore viene costruito contro la volontà della popolazione che subito si organizza in comitati, e delle associazioni ambientaliste. Il tutto in nome della solita emergenza rifiuti (su cui torneremo sopra). Ovviamente chi si oppone all’inceneritore viene trattato, diciamo, come “visionario” da parte delle forse politiche “responsabili” (responsabili, sì, ma di attentati alla salute delle popolazioni del territorio, a quanto pare, la storia parla da se); tanto più che, in nome dell’efficienza, l’inceneritore viene gestito dall’efficientissima multinazionale Veolia. E non si sa che il privato funziona sempre molto meglio del pubblico? Sembra la quadratura del cerchio: efficienza impiantistica; fine emergenza rifiuti; nessun rischio per la salute. Che modello di politica dei rifiuti! Che capacità di governare i problemi! Che presa di giro! I conti si fanno alla fine, e non tornano. Ci sono almeno tre grosse cavolate (per no dire peggio) in tutta questa storia, che sono poi il vero cuore di questo post, perché per il resto la storia di Falascaia è uguale a quella di Colleferro, di Malagrotta, di Terni, di Taranto, di Montale, di tanti impianti costruiti a forza in Italia contro il volere dei cittadini e non varrebbe la pena di essere raccontata.

La prima cavolata è quella della migliore tecnologia disponibile. Ora, è chiaro che la Veolia non ha certo lesinato in quanto a tecnologia; tanto, poi, la fattura la pagano i cittadini, se non fosse che questi impianti fanno male e non c’è barba di tecnologia che possa impedire questo fatto. Perciò, la migliore tecnologia disponibile, quella dell’impianto ultima generazione di Falascaia, ha avuto bisogno di un aiutino; e il gestore ha pensato bene di inserire nel monitoraggio dei dati dell’impianto un software che abbattesse sistematicamente i valori delle emissioni di monossido di carbonio; almeno, è quanto sospetta la procura di Lucca, che se ne è accorta nell’aprile 2008 e ha aperto un’inchiesta.

Di qui alla seconda cavolata, l’efficienza del privato rispetto al pubblico, il passo è breve. Una multinazionale non è che ami l’efficienza di per sè, ma ragiona in termini di profitto; se l’efficienza fa guadagnare va bene, se no, basta che ci sia sulla carta, magari con l’aiutino del software taroccato. Perché, negli impianti sequestrati e gestiti da privati, come a Colleferro, succedeva qualcosa di diverso? Combinazione incredibile, le due “cavolate” in questione sono tutte e due presenti contemporaneamente nel progettato impianto di Case Passerini, dove il socio privato dovrebbe garantire sia l’efficienza che la tecnologia. Perciò la storia di Falascaia ci riguarda molto, ma molto da vicino; e gli amministratori dovrebbero riflettere con grande attenzione su questa vicenda (e qui non si comprende il perchè non riescono,viene da pensare che non ne siano capaci …).

C’è poi la terza Cavolata, assolutamente strepitosa (infatti ho usato la maiuscola!), ed è la convinzione che la costruzione di questi impianti eviti l’emergenza rifiuti. In realtà, è esattamente il contrario; una volta completata la scelta di incenerire i rifiuti in questi impianti, ci si mette a sedere, perché tanto l’emergenza è scongiurata, e non si applicano più nè buone pratiche nè riduzione dei rifiuti. E quando arrivano polizia forestale e vigili ad “arrestare” l’impianto (e la magistratura prima o poi, dati taroccati o no, li chiude sempre, perché fanno male .. a quanto pare … non c’è proprio nulla da fare a parte le promesse !!), ecco l’emergenza che si profila. E infatti l’emergenza rifiuti in Versilia comincia ora, con la chiusura dell’impianto; con gli uffici dell’assessore regionale Bramerini che si sono affannati a dichiarare che la Veolia ha garantito che i rifiuti non più bruciati dall’impianto “arrestato” saranno trasferiti altrove..

Ecco la storia dell’inceneritore di Falascaia, che farebbe persino ridere se non fosse tragicamente vera. Chissà se a cittadini e amministratori di Campi ricorda qualcosa ?
PS : che centra il nostro Presidente Rossi nel titolo ? .. se invoca i commissari, per “imporre a forza” gli inceneritori .. a questo punto dovrebbe chiedere scusa, non vi pare ?
Il testo è stato redatto.. con il preponderante aiuto di Paolo Lombardi che ringrazio.

da http://campibisenzio.wordpress.com/2010/07/12/inceneritore-di-falascaia-chiuso-dalla-procura-rossi-chieda-scusa-ai-cittadini/

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