Riaccensione dell'inceneritore di Vercelli
La socetà GIA srl ricomincia a bruciare a Vercelli
L’inceneritore di Vercelli è rimasto in funzione tre decenni, bruciando centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti. Chiuso nell’agosto 2012, il suo futuro è ancora incerto. La proprietà è della società Atena, una controllata municipale, mentre la gestione è in mano alla francese Veolia. Il sito è stato inserito dal Cipe nella lista di bonifiche urgenti, infatti per anni le ceneri del “fondo caldaia” non sono state trasportate altrove e trattate, ma semplicemente sotterrate nelle vicinanze dell’inceneritore. La magistratura ha aperto un’inchiesta per disastro ambientale, di cui è stata chiesta l’archiviazione e nuovamente l’annullamento di quest’ultima. La politica locale non vuole e non può fare i conti con questa “stufa”, come viene chiamato l’inceneritore dagli ambientalisti locali, perché la bonifica farebbe fallire l’Atena, che trascinerebbe in un profondo dissesto finanziario anche il Comune di Vercelli. La soluzione? Secondo la proprietà rivendere tutto a Iren, che trasporrebbe qui i rifiuti che non può bruciare a Parma.
Il comitato Valle Dora con il CARP ha evidenziato piu volte la sconsideratezza di questo impianto finito più volte in cronaca.
VERCELLI. SOCIETÀ FUTURA PRESENTA UNA NUOVA DIFFIDA
Da “ La Stampa “ del 22. 09. 2013
Inceneritore, in procura quaranta anni di misteri. Le ricadute sulla salute dei cittadini in uno studio dell’Arpa.
GLORIA POZZO
L ’inceneritore di Vercelli, alle porte della città lungo la strada per Asigliano
È il frutto di mesi di lavoro, e potrebbe essere uno dei prossimi «regali» dell’Arpa di Vercelli alla città. Quello che il direttore Giancarlo Cuttica ed i suoi collaboratori stanno terminando in questi giorni è un ampio ed articolato studio sugli effetti dell’inceneritore sulla salute dei cittadini: un quadro della situazione basato su riscontri ed analisi che, oltre ad essere trasmesso al Ministero della Salute, sarà illustrato e reso pubblico, probabilmente a fine ottobre, perché i cittadini sappiano come stanno davvero le cose. Dovrebbero così trovare risposta molti dei quesiti che, tra scenari allarmistici e prospettive rassicuranti, da anni interrogano la città.
Altre risposte, ugualmente tecniche ma decisamente più ad ampio raggio, sono nelle mani della Procura generale di Torino, che ha avocato a sé il procedimento relativo all’impianto aperto in seguito alle segnalazioni di Società Futura. Si tratta in questo caso del documento finale redatto da Cuttica in qualità di consulente tecnico della Procura. Pagine che presumibilmente contengono un’analisi oggettiva delle attuali condizioni dell’inceneritore, le eventuali responsabilità dei gestori e le possibili e necessarie modalità per uscire dall’empasse e risolvere l’annosa questione della bonifica. Starà poi alla Procura stabilire se queste eventuali responsabilità configurano reato.
Di certo, ed è la cronaca a parlare, il «caso inceneritore» ha una storia che copre un arco di anni molto ampio. L’interramento delle ceneri risale agli anni ’70 ed è proseguito fino agli anni ’90, e da allora sono decine i soggetti, tra amministratori pubblici, gestori, funzionari e tecnici che hanno avuto a che fare con l’impianto. Ed è sempre la cronaca a raccontare la lunga serie di atti (e di omissioni) che caratterizza la vicenda, l’ultimo dei quali è l’Autorizzazione integrata ambientale concessa dalla Provincia per permettere all’impianto di proseguire la sua attività fino al 2015.
E mentre la Procura è impegnata a districarsi tra un aggrovigliato passato e un impellente futuro, la lettura della relazione ha spinto Società Futura, che ne ha avuto visione in quanto parte in causa, a «proseguire la battaglia» che da anni persegue con Legambiente, e a inviare nuovamente una diffida a Provincia e Comune per la chiusura dell’impianto: «pare essere giunto il momento di prendere la decisione giusta, l’unica possibile: revocare l’Aia e chiudere l’impianto per procedere alla bonifica ambientale». Una diffida che, come le precedenti, difficilmente avrà seguito. Non resta che attendere le decisioni della Procura.
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