Appello delle associazioni, comitati e forze politiche: ARPA, Regione e Provincia dicano no al progetto sperimentale di Gifflenga Biella, 04 novembre 2016 Sull’istanza presentata da PREMAR al Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) per realizzare un impianto sperimentale di pirolisi di materie plastiche nelle campagne della Baraggia coltivate a riso (a Gifflenga, nel biellese), saranno determinanti i pareri ambientali di ARPA, Regione e Provincia. Lo stesso MISE, in modo informale, ha ammesso di non essere strutturato per svolgere studi di impatto ambientale (e non ha competenze tecniche in merito). Il provvedimento conclusivo sarà dunque assunto sulla base dei pareri pervenuti, in particolare sui rilievi e valutazioni ambientali condotte da ARPA, dalla Regione Piemonte e dalla Provincia di Biella. I Comitati locali e le associazioni che in Piemonte si sono trovati ad affrontare proposte per impianti per il trattamento termico con pirolisi o la termovalorizzazione di materiale plastiche si sono recentemente riuniti a Santhià per confrontarsi e mettere in comune esperienze e competenze. Nel corso dell’incontro hanno deciso di inoltrare il seguente appello affinché ARPA, Regione Piemonte e Provincia di Biella esprimano un parere negativo sull’istanza presentata da PREMAR. In sintesi i motivi con cui invitiamo ARPA, Regione e Provincia a fornire un parere sfavorevole al progetto. 1. La scarsa trasparenza: il Proponente nasconde con il “segreto industriale” il funzionamento dell’impianto, considerato un prototipo. Tale “segreto”, esteso anche ai parametri dimensionali (non si conoscono nemmeno i quantitativi dei materiali in ingresso e in uscita) impedisce di fatto la valutazione del quadro emissivo e degli impatti. 2. Il territorio ha una vocazione agricola orientata alla agricoltura di qualità: l’area in cui l’impianto è proposto rientra nelle aree individuate dal disciplinare per la coltivazione dell’unico riso Dop italiano e numerose sono le aziende che propongono coltivazioni biologiche. Un impianto industriale per il trattamento di plastiche, oltre a determinare un detrimento oggettivo delle condizioni ambientali esistenti, porterà anche ad un detrimento di immagine per chi ha la necessità di illustrare che i propri campi non sono ubicati in aree fortemente antropizzate e dove acqua e aria sono pure e incontaminate. 3. Molti analoghi progetti sono già stati bocciati in tutto il Piemonte: molti progetti di pirogassificazione sono stati respinti (o ritirati dai Proponenti) per le gravi carenze nell’analisi degli impatti ambientali. Va segnalato, in particolare, che ARPA ha cassato pochi mesi fa un impianto simile a quello di PREMAR osservando che il syngas ottenuto dal processo di pirolisi delle plastiche deve essere trattato alla stregua di un rifiuto e che le emissioni in atmosfera legate a tale tecnologia sono ambientalmente rilevanti. 4. L’assurdità impiantistica: il progetto prevede di trattare termicamente con la pirolisi materie plastiche riciclabili (categoria PE e PP) al fine di ottenere oli combustibili (da avviare ad altro processo termico): in sostanza bruciare plastica. Ma che senso ha bruciare materiali da cui è tecnicamente possibile, attraverso un processo di riciclaggio, costruire nuovi materiali ed oggetti? Perché mai non perseguire trasformazioni più ecologiche attraverso il riuso e il riciclo? 5. Stop alle combustioni nella Pianura Padana: questa area ad alta concentrazione abitativa ed industriale è tra le più inquinate del globo (secondo i recentissimi dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è la peggiore di tutta l’Europa occidentale). Le concentrazioni di polveri sottili, in particolare, sono elevatissime. Sempre più urgente è dunque la necessità di ridurre le emissioni, soprattutto di quelle attività che possono essere dislocate. 6. Ricorrere al principio di precauzione in ordine alle problematiche epidemiologiche: il basso biellese è sempre più interessato da attività di trattamento rifiuti. Va ricordata che Gifflenga non dista molto dalla Sacal di Carisio (emissione accertata di diossine per recupero scarti Alluminio); dalla Sasil di Brusnengo (recupero vetro); da impianti di discarica a Masserano e a Cavaglià, dal vicinissimo impianto Greenoil appena autorizzato dalla Provincia, ecc.. Le ricadute sanitarie saranno dimostrate, epidemiologicamente, solo tra 30-40 anni. Oggi è solo possibile valutare predittivamente se in letteratura sono già documentate specifiche ricadute (ad esempio gli effetti delle polveri sottili) o con precauzione laddove non si sono ancora maturate certezze scientifiche. Va segnalato che la trasmissione REPORT ha recentemente condotto una inchiesta giornalistica sui pericoli sanitari correlati agli additivi utilizzati per realizzare alcune plastiche. Alcune di queste sostanze interferiscono col sistema endocrino, altre sono state riconosciute cancerogene. Trasformare la plastica in olio con la pirolisi, e poi bruciare questo olio in un motore endotermico (tutte attività ben inferiori ai 1.200 gradi) è operazione sicura? Dove finiranno gli additivi ritenuti cancerogeni? Nel residuo solido? Nelle emissioni dei motori endotermici alimentati con l'olio combustibile prodotto? Nel syngas che poi viene bruciato nella torcia? Le sottoscritte associazioni e comitati (ed anche i singoli cittadini) auspicano dunque procedure di esame delle istanze per la realizzazione degli impianti di trattamento termici di rifiuti caratterizzate dalla massima trasparenza ed approfondimento tecnico, ambientale e socio-economico. Riteniamo che in tema di ambiente e salute vada perseguito il massimo coinvolgimento del territorio circostante (e non la sola singola amministrazione comunale ove è ubicato l’impianto) e la piena ed attiva informazione dei cittadini. E pertanto ritengono che non si possa sottrarre per ragioni di “segreto industriale” o di “taglia dell’impianto” l’esame dell’istanza presentata da PREMAR dalla procedura più idonea prevista dall’ordinamento europeo, ovvero disponendo l’assoggettamento a VIA fase di VERIFICA e sospendendo l’iter di autorizzazione presso il MISE ex art.li 57 e 57 bis della Legge 35 del 4 aprile 2012. FIRME AIF (AmbienteInForma) Andrissi Gianpaolo, consigliere regionale M5S Belli Laura Luciano, ambientalista Busto Mirko, deputato M5S Coalizione Sociale Biellese Comitato La Salute Innanzitutto, Mottalciata (BI) Comitato No Piro Borgofranco d’Ivrea (Torino) Legambiente Circolo Biellese “Tavo Burat” Movimento 5 Stelle Biella Movimento 5 Stelle Piemonte gruppo di Cossato