NOTIZIE AMBIENTE N. 8

NOTIZIE AMBIENTE N. 8- 15 giugno 2021

 

INDICE

 

  1. Malpensa: un aeroporto che decolla sul Piemonte

  2. Comunivato stampa sui fanghi tossici nel Novarese

  3. La logistica è come il Coronavirus

  4. Impianto biometano a Borgolavezzaro NO)

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MALPENSA: UN AEROPORTO CHE DECOLLA SUL PIEMONTE

 

I Comuni del territorio del Novarese interessati dall'attività dell'aeroporto di Malpensa e l'Ente di Gestione delle Aree Protette del Ticino e del Lago Maggiore rispondono all'unanimità e positivamente alla richiesta di costituzione di Tavolo Tecnico Continuativo presentata dal nostro Comitato in data 30 marzo 2021 ed indirizzata alla provincia di Novara.

Il territorio manda quindi un segnale forte e chiaro: Malpensa non è un aeroporto solo Lombardo e non lo è mai stato e l'attenzione sull'attività aeroportuale devediventare continuativa e costante.

La proposta di costituzione del Tavolo Tecnico Continuativo sarà discussa nel corso della prossima riunione del Coordinamento degli Enti Locali interessati dalle rotte di volo dell’Aeroporto Milano Malpensa, Coordinamento al quale il nostro Comitato è stato ammesso con voto unanime nel corso della precedente riunione tenutasi in data 27 aprile 2021.

 

Comitato dei Cittadini di Varallo Pombia per l’Aeroportodi Malpensa- 24.05.2021

 

 

COMUNICATO STAMPA SUI FANGHI TOSSICI NEL NOVARESE

 

Appello Ambiente, raggruppamento di 22 associazioni ambientaliste novaresi,

esprime profonda preoccupazione per i disagi causati ai cittadini dallo spandimento

dei fanghi di depurazione sui campi agricoli della provincia di Novara.

Questi fanghi producono odori insopportabili, problemi sanitari in ampie zone della

campagna novarese e fondati timori di inquinamento delle falde freatiche.

I dati ufficiali della regione Piemonte sui fanghi non sono purtroppo chiari, ne' aggiornati.

Infatti i dati disponibili più recenti  risalgono al 2018, alcuni addirittura al 2016.

Il dato di produzione piemontese di fanghi risale appunto al 2016 e ammonta a circa

44.500 tonnellate di materia secca all' anno. Questo dato è ancora veritiero, oppure

è, come temiamo, largamente sottostimato ?

Circa la destinazione dei fanghi, risulta che la maggior parte viene  impiegata

in agricoltura( ma non in quella biologica), sia direttamente come fertilizzante che

negli impianti di compostaggio per produrre compost.

Le analisi qualitative di questi fanghi non sono affatto tranquillizzanti, a causa dei numerosi

superamenti dei limiti delle sostanze tossiche, dei metalli pesanti, degli idrocarburi,

delle diossine, dei PCB( policrolobifenili)

La Regione ha la competenza sulla gestione dei fanghi.

Chiediamo alla Regione Piemonte i dati aggiornati sulla produzione, trattamento e destinazione

di fanghi di depurazione nonchè i risultati delle analisi qualitative.

Chiediamo inoltre alla Regione che i controlli non siano limitati alla produzione, ma anche

al commercio e alla distribuzione in Piemonte dei fertilizzanti ottenuti da questi fanghi.

Chiediamo infine che la Regione si dedichi, eventualmente in collaborazione con altre Regioni,

alla ricerca sul migliore trattamento dei fanghi, con particolare attenzione al trattamento di

ossidazione umida dei fanghi in alternativa all' incenerimento degli stessi.

Sollecitiamo le associazioni degli agricoltori a collaborare strettamente con la Regione Piemonte

per la corretta gestione dei fanghi, che sia rispettosa dell' ambiente e della salute dei cittadini.

Invitiamo gli agricoltori a bandire tali sostanze e a privilegiare metodi colturali sostenibili.

 

Fabio Tomei

p. Coordinamento Appello Ambiente

 

 

LA LOGISTICA E' COME IL CORONAVIRUS

 

La logistica è come il Coronavirus: penetra e si diffonde nei territori più fragili e vulnerabili; quelli privi di anticorpi; privi, cioè, di credibili progetti di sviluppo e di adeguate capacità di governo (la bassa bergamasca, le aree del pavese, i territori del novarese, ecc.).
Territori tutti che si dimostrano più sensibili e disponibili alla sua penetrazione, allettati dalle ingannevoli offerte occupazionali; che presentano ampie disponibilità di aree libere ed un sistema infrastrutturale (esistente o in progetto) che sembra progettato e costruito per ampliare le opportunità di sviluppo del loga-virus (il completamento della cosiddetta tangenziale nord ed ovest della città di Novara sembra rendere aggredibili dalla logistica anche le aree di Corso Vercelli e Caltignaga).
Dopo avere contaminato, oltre al CIM, i territori di Biandrate, San Pietro Mosezzo, Agognate, Sant’Agabio, Cameri, Galliate, Romentino, Trecate, con oltre sei milioni di mq., nessuno dei quali connesso al sistema del trasporto ferroviario, il loga-virus sembra essere ormai entrato nel DNA del nostro territorio e della nostra città con la sintomatologia e gli effetti collaterali tipici della più grave pandemia: grande consumo di suolo a danno dei suoli agricoli più produttivi, grande traffico di mezzi pesanti con crescenti emissioni di CO2, NO2, PM10, PM2,5, riduzione della qualità dell’aria e della qualità della vita nelle nostre città, forte compromissione del paesaggio.
Un loga-virus che offre bassi livelli occupazionali e di basso profilo professionale; che contribuisce in modo determinate a peggiorare le condizioni sanitarie dei residenti (lo smog causa ogni anno nove milioni di vittime, di cui oltre 35.000 solo in Italia; il solo particolato aumenta la coagulazione del sangue, favorendo la creazione di trombi che ostruiscono arteria, cuore e cervello causando infarti e arteriosclerosi); che ha già determinato perdite di valore dal 30% al 50% del patrimonio immobiliare esistente.
Un loga-virus che, con la variante dell’e-commerce, è destinato a far morire centinaia e centinaia di attività artigianali e commerciali, piccole e grandi, dei nostri territori: con perdite occupazionali anche dieci volte superiori ai nuovi posti di lavoro offerti; con i più rilevanti effetti pandemici nelle aree più povere e delicate (nei nostri Centri Storici, nelle periferie urbane, nei piccoli comuni).
Un loga-virus che, in ogni caso, con le sole eccezioni delle attività connesse al sistema ferroviario ed a servizio del sistema produttivo del territorio, non sembra destinato ad una lunga vita e che, con molta probabilità, fra 15-20 anni, sarà definitivamente debellato (con decine e decine di capannoni abbandonati sui nostri territori) quando, purtroppo però, avrà ultimato, il suo ruolo dannoso e distruttivo.

 

Giovanni Gramegna p. FAI Novara

 

 

IMPIANTO BIOMETANO A BORGOLAVEZZARO( NO)

 

A Borgolavezzaro viene annunciato un impianto di biometano, di fronte al Campo della Sciura, una delle oasi naturalistiche, create dall' Associazione Burchvif e da loro curate assiduamente nel corso degli anni.

Alcuni imprenditori intendono costruire proprio lì un grande impianto di 100.000 metri quadri per la produzione di zucchero, metano e compost.

La prima cosa sorprendente è che manca un progetto dell' impianto. I proponenti hanno presentato

al Sindaco di Borgolavezzaro quindici paginette, niente di più, assai scarse di dati tecnici.

Sappiamo solo che le materie prime usate saranno barbabietole, scarti di barbabietole, di triticale e

di riso, raccolti nel raggio di 30 km. Ci sono però due problemi molto seri: primo, barbabietole e

triticale non vengono coltivati in quelle aree; secondo, gli scarti del riso non servono allo scopo.

Quali saranno allora le materie prime effettivamente usate e da quali distanze arriveranno?

Si teme fortemente che verranno usati rifiuti di vario tipo, provenienti da chissà dove.

Non basta. Impianti del genere provocano sempre odori molesti e rischi di esplosione e incendi dovuti al metano prodotto. Quali provvedimenti verranno adottati per contrastare questi gravi disagi e pericoli? Nulla è dato sapere in proposito.

Ancora. Queste lavorazioni producono notevoli quantità di acque da smaltire. Ma in quell' area

non esiste rete fognaria e i proponenti prevedono fosse biologiche da svuotare periodicamente.

Ma questa soluzione è possibile solo per piccole unità produttive, ma non per un impianto che

dovrebbe produrre 4, 3 milioni di metri cubi di metano all' anno, come dichiarato dai proponenti.

Infine una domanda: questo impianto come si colloca nella programmazione regionale della

produzione di biometano, dove già risulta una sovracapacità produttiva dovuta agli incentivi?

Concludendo, condividiamo le preoccupazioni degli amici di Burchvif e appoggiamo la loro opera

di informazione alla popolazione locale. Chiediamo alla Provincia di Novara e al Sindaco di

Borgolavezzaro di fare chiarezza su questo progetto e di informarne i cittadini.

 

Fabio Tomei p. CARP Novara ODV

 

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