Principio di precauzione

ESIGIAMO IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE SANITARIA.

 

L’inadeguatezza del progetto del pirogassificatore di Andorno è già stata ampiamente dibattuta in diverse sedi; è opportuno precisare ancora, come esso sia finalizzato esclusivamente a garantire una fonte di reddito sicura al committente, grazie agli incentivi sulla produzione di energia elettrica derivante da fonti alternative (biomasse in genere), peraltro senza apprezzabili positive ricadute eonomiche sulla cittadinanza, la quale invece sarebbe esposta a rischi sanitari potenzialmente molto gravi, ma al momento non quantificabili con certezza.

Questa impossibilità induce i responsabili della salute pubblica, a far proprio il PRINCIPIO DI PRECAUZIONE SANITARIA, avallato dalle seguenti considerazioni e riflessioni.

Da processi industriali a elevata temperatura, quali impianti di incenerimento e pirogassificatori vengono emesse in ambiente micro e nano particelle, responsabili delle cosiddette nano patologie. Queste particelle sono di tipo inorganico, ovvero sconosciute al nostro organismo, e vengono definite particolato PM 10, 5,2.5, 1.25, in base alle loro dimensioni. Quando prodotte, sono in grado di percorrere grandi distanze, restano sospese in aria a lungo e in parte ricadono al suolo con le precipitazioni, contaminando così la catena alimentare. Entrano nel corpo per ingestione o inalazione e, dopo circa un minuto circa dall’introduzione nel corpo finiscono nel sangue e nella linfa, che le trasportano nei vari organi. In minima parte possono essere eliminate per via urinaria, ma la dose preponderante, entro circa un’ora, viene sequestrata dai tessuti, i quali non sono in grado di espellerle, perché bioincompatibili. Nelle cellule si accumulano e interferiscono con numerosi processi biologici, rischiando, nei casi peggiori, di penetrare nel nucleo danneggiando il materiale genetico, con conseguenze non ancora del tutto note e potenzialmente transgenerazionali. Con metodiche particolari (Laboratorio prof. Montanari Stefano a Modena, ) possono essere identificare nei tessuti umani (provenienti da autopsie, biopsie, etc) e determinarne la composizione chimica: metalli pesanti, radicali liberi, furani, diossine e tanti altri composti a elevata tossicità. Purtroppo, le nanoparticelle sono state scoperte con la guerra in Bosnia e sembrano essere l’agente patogenetico in causa nell’induzione dei tumori, che recentemente hanno colpito i militari, coinvolti sia in Bosnia che nella prima guerra del Golfo. L’esplosione delle bombe ad altissima temperatura come quelle all’uranio impoverito o al tungsteno, origina nanoparticolato inorganico cancerogeno per gli esposti.

Le nanoparticelle, vale a dire quelle più piccole, non sono né regolamentate nè controllate. Al momento NON ESISTONO FILTRI AL MONDO IN GRADO DI BLOCCARE PARTICELLE INFERIORI A PM 1.25-2.5. (Up To date Jun 06,2013). La normativa di legge non ne prevede il monitoraggio, limitandosi a stabilire che l’inquinamento particolato dell’aria sia valutato determinando la concentrazione di particelle con diametro medio di 10 micron - le famose PM10 - e poco o nulla dice invece a proposito delle polveri più sottili: PM 2.5, PM 1 e PM 0.5. E' alquanto grave ignorarne l'esistenza solo perché non regolamentate, soprattutto perchè sono proprio queste le polveri realmente cancerogene, con una patogenicità che cresce in modo esponenziale con il diminuire del diametro. Proprio per questo non è giustificabile la criminale presunzione di affermare che l’aria emessa da questi impianti, risulta pulita e non inquinante.

Vengono definite “TOSSICI RADIOMIMETICI”. Non si comportano da semplici veleni cellulari, quali ammoniaca, cianuro, stricnina, che causano danni alle strutture cellulari in rapporto alla dose assunta, fino alla morte della cellula, ma senza interferire con il patrimonio genetico del DNA, non condizionando un rischio di cancro futuro se la cellula stessa sopravvive all’insulto acuto. Queste sostanze micidiali invece si comportano come le radiazioni ionizzanti: non inducono danni immediati ma agiscono in modo subdolo sul patrimonio genetico, ipotecando in senso cancerogeno il destino della cellula, in modo marcato se la cellula trovasi in fase di divisione mitotica moltiplicativa, quindi soprattutto negli organismi in fase di accrescimento . Esercitano danni cumulativi sul DNA, non riparabili con il tempo, pervenendo a un effetto sommatorio che può sfociare nella cancerogenesi della cellula stessa.

Al riguardo, è eclatante la presa di posizione della Federazione regionale Emiliano-romagnola degli Ordini del Medici, firmata dal presidente dott. Giuseppe Miserotti : “ dati epidemiologici correlano le nanopolveri a patologie cardiovascolari acute (infarto , ictus), neurologiche (Alzheimer, Parkinson,), sindrome da iperattività del bimbo, la chronic fatigue sindrome, malattie della sfera sessuale , malformazioni fetali, turbe del sistema immunitario, endocrinopatie.. L’impatto di queste sostanze è prevedibile e non sempre valutabile, da qui la necessità di ricorrere al principio di precauzione sanitaria in tutte le situazioni in cui si identifichi un rischio ma non vi siano prove scientifiche al momento sufficienti a dimostrarne la presenza o l’assenza o a determinare adeguati livelli di protezione (Comunicazione Comunità Europea del 2 febbraio 2000 e art III-233 della Costituzione Europea).

Il principio di precauzione non si basa sulla disponibilità di dati che provino la presenza di un rischio, ma sull’assenza di dati che assicurino il contrario.

Considerato che la posta in gioco è la salute dei cittadini, noi medici siamo obbligati a non sottovalutare il principio di precauzione nell’accezione sopra riportata e spingere chi di dovere ad escludere ogni ragionevole dubbio sui rischi connessi alle realizzazione di questi impianti

 

Biella 03/05/2014

 

Piana Graziano - Medico del Comitato Cittadini Biellesi Difesa Ambientale

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