IMPIANTO DI PIROLISI PNEUMATICI A CASALINO (NOVARA)
MEMORIA TECNICA redatta da Coordinamento Ambientalista Rifiuti Piemonte
C.A.R.P. Novara Onlus
Novara, 12 settembre 2013
INDICE
- Premessa
- Carenze documentative del progetto
- Analisi delle alternative
- Trasparenza
- Compatibilità normativa
- Criticità della localizzazione dell' impianto
- Materia prima
- Processo tecnologico
- Stoccaggio dei materiali
- Quadro economico
- Gestione del personale
- Analisi dei rischi, garanzie di sicurezza, controlli
- Conclusioni
- PREMESSA
A nostro avviso, per i motivi diffusamente illustrati nel successivo punto 4 ( compatibilità normativa), il presente progetto dovrebbe essere assoggettato all' Autorizzazione Integrata Ambientale
( A.I.A.), in alternativa alla presente procedura V.I.A.( Valutazione Impatto Ambientale).
In questo caso, ovviamente, le considerazioni che seguono dovrebbero essere aggiornate ed,eventualmente, modificate.
1.CARENZE DOCUMENTATIVE DEL PROGETTO
-Mancano i seguenti elaborati per poter essere definito "Progetto definitivo", ai sensi del Testo unico sugli appalti, d. lgs. 12.04.2006 n. 163, s.m. ed i. (per evitare scostamenti dallo stesso, approvato con la procedura di V.I.A., in fase di Progetto esecutivo):
• relazione geologica, geotecnica, idrologica, idraulica e sismica;
• relazioni tecniche specialistiche (termotecnica, impianti elettrici etc.);
• calcoli preliminari delle strutture e degli impianti;
• disciplinare descrittivo e prestazionale degli elementi tecnici;
-La V.I.A. "in fase di cantiere" è troppo sommaria, visto i lavori a ridosso della SS11;
-Manca il piano di utilizzo e/o smaltimento delle terre da scavo, con relativo impatto sulla viabilità e l'individuazione delle cave, discariche e/o impianti di recupero.
2.ANALISI DELLE ALTERNATIVE
2.1)Premessa
Premettiamo che la Direttiva 2008/ 98/ CE indica per il trattamento dei rifiuti il seguente ordine di priorità:
1)prevenzione
2)preparazione per riutilizzo
3)riciclo
4)recupero energetico
5)smaltimento in discarica
Il punto 1 ( prevenzione) riguarda sostanzialmente lo sviluppo, alternativo al trasporto su gomma, del trasporto su ferro o su acqua. Trattandosi di tematica molto ampia e di scala decisamente maggiore rispetto alla questione in oggetto, nel progetto il punto 1 viene lasciato a margine.
Il punto 2 ( preparazione per riutilizzo) riguarda la rigenerazione degli pneumatici. Questa pratica allo stato dei fatti risulta essere decisamente marginale ( riguarda l' 8 % del totale- v. pag. 36 Studio Impatto Ambientale). Quindi anche il punto 2 rimane sullo sfondo del progetto.
Il punto 3 ( riciclo) riguarda il trattamento più importante ( 40 % del totale- ibidem) e consiste nel trattamento a freddo degli pneumatici, tramite semplici operazioni meccaniche di triturazione, macinazione, vagliatura, per la produzione di granulato, di polverino e per il recupero dell' acciaio armonico.
Il trattamento a freddo degli pneumatici si raccomanda per l' economicità del processo e per il ridotto impatto ambientale ( v. doc. ECOPNEUS).
Il punto 4 ( recupero energetico ) riguarda la combustione degli pneumatici in diversi tipi d' impianto ( cementifici, centrali termiche, inceneritori di rifiuti urbani). Questa pratica sfrutta l' alto potere
calorifico degli pneumatici, ma è fortemente controindicata per l' alto impatto ambientale.
Il punto 5 riguarda lo smaltimento degli pneumatici nelle discariche interrate, come pure l' abbandono degli stessi a cielo aperto, accompagnato frequentemente da combustione incontrollata.
2.2)La pirolisi non è riciclo degli pneumatici
La pirolisi viene presentata come riciclo, dando per scontato che il black carbon ( o nerofumo) e gli olii Combustibili siano prodotti vendibili. Questa assunzione è quanto mai discutibile e non viene
affatto dimostrata. Nel caso che il carbon black non sia prodotto vendibile, questo risulterà un rifiuto, e per di più di difficile smaltimento, mentre gli olii combustibili, in quanto combustibili densi e di scarso pregio, verranno bruciati in centrali termiche, oppure in inceneritori di rifiuti.
Inoltre il processo produce una massa considerevole di emissioni inquinanti.
L' unico materiale effettivamente riciclabile è l' acciaio armonico, riciclabile peraltro anche con l' alternativo trattamento a freddo. In ogni caso l' acciaio armonico costituisce una frazione modesta dello pneumatico ( 15 % ).A parziale conferma di quanto sopra affermato,si veda l' ultimo rapporto pubblicato da ECOPNEUS
( 2011), dove a pag. 106 si delinea la strategia di questo Consorzio per il prossimo triennio: “ Per il prossimo triennio le energie saranno concentrate su tre obiettivi specifici quali: sviluppare le appli- cazioni in impianti sportivi; stimolare l' uso della gomma riciclata nelle strade............; favorire la produzione di arredi in gomma per le infrastrutture stradali”. Nello stesso rapporto non si trova traccia del processo di pirolisi.
2.3)L' analisi delle alternative é inesistente
Nel presente progetto l' analisi delle alternative è praticamente inesistente.
Ci saremmo aspettati di trovare nel progetto un confronto ragionato tra la soluzione pirolisi e le altre soluzioni, in particolare il confronto con la soluzione del trattamento a freddo.
Nel progetto non troviamo risposta a queste due domande: quanto inquina la pirolisi rispetto al trattamento a freddo ? Quanto costa alla tonnellata di pneumatico il processo di pirolisi e quanto costa il trattamento a freddo ?
2.4)L' Opzione Zero non viene considerata
Premettiamo di condividere appieno l' obiettivo generale di ECOPNEUS di sottrarre il trattamento
degli pneumatici alle pratiche illegali, oggi purtroppo ancora in uso. Ciò detto dobbiamo rilevare,
che nel progetto l' opzione zero non viene affatto considerata, vale a dire che i proponenti non considerano l'ipotesi di non realizzare l' impianto in questione. Che cosa succederebbe in questo caso ? In effetti non succederebbe assolutamente nulla di negativo, in quanto ECOPNEUS procede- rebbe secondo i tre obiettivi sopra enunciati, applicando il trattamento a freddo degli pneumatici. Inoltre in questo caso si eviterebbero problemi ambientali e sanitari agli abitanti di Casalino e din- torni. Quindi l' opzione zero risulta grandemente preferibile dal punto di vista dell' interesse generale.
3.TRASPARENZA
Poiché il know- tecnico e gestionale dell' impianto è dichiaratamente giapponese, e viste le obiet-tive difficoltà del trasferimento dal Giappone all' Italia di questo know- how, risulta difficilmente comprensibile il motivo per cui i detentori di questo know- how affidino la responsabilità di questa complessa operazione ad una piccola ditta di recentissima costituzione e per di più senza alcuna credenziale nel settore specifico, come la stessa ditta pubblicamente ammette.
Infatti la ditta proponente del progetto è la “ Italiana Energetica Tyre s.r.l.” capitale sociale 10.000 €, con amministratore unico.
Tra l' altro questa non è la stessa ditta, alla quale il Sindaco di Casalino Sergio Ferrari aveva inviato il 3 settembre 2012 la lettera allegata al progetto di “favorevole orientamento...all' impianto di recupero e trattamento di PFU”: infatti la destinataria di questa lettera era un' altra ditta, la “ Italiana Energetica s.r.l.”.
Poiché è del tutto evidente, che il progetto comporta trasferimento di tecnologia dal Giappone al-
l' Italia, riteniamo estremamente importante, al fine di garantire la sicurezza nella gestione dell' im- pianto, che vengano definite e illustrate le modalità e i tempi di questa trasmissione di tecnologia.
Su questo argomento fondamentale nulla è detto nel progetto, neppure nella parte economica.
Il personale direttivo europeo seguirà corsi di aggiornamento in Giappone ? Analoghi corsi in Giap-
pone verranno seguiti dal personale operativo dell' impianto ? Oppure un team di specialisti giappo- nesi opererà per alcuni mesi a Casalino in affiancamento al personale europeo ? Oppure ancora tutta la gestione tecnica sarà affidata ad un team giapponese ? Tra l' altro vorremmo sapere come i pro-
ponenti pensino di risolvere il problema generale della conciliabilità della normativa italiana con la normativa giapponese.
Da questa perplessità di fondo discendono i seguenti interrogativi:
1)la ditta “ Italiana Energetica Tyre s.r.l.“ sarà in grado di sostenere l' onere della costruzione e
della gestione di quest' impianto così grande e complesso ?
2)lo squilibrio tecnico e finanziario tra la ditta italiana e la ditta giapponese non provocherà gravi
rimpalli di responsabilità tra i due soggetti in caso sorgano problemi, sia nella fase di costruzione,
che nelle fasi di avviamento e gestione dell' impianto, fino a provocare interruzioni e l' eventuale
blocco dell' impianto, con tutte le conseguenze negative facilmente prevedibili per il territorio ?
Vorremmo anche conoscere quale garanzia fidejussoria la ditta proponente fornirà alla Provincia
di Novara sia per il fine vita dell' impianto( bonifiche del sito, ecc.), sia per eventi accidentali( inci-denti, interventi pubblici a seguito inquinamento ambientale, ecc.).
Vorremmo anche conoscere quale onere sarà addebitato dalla Provincia di Novara alla ditta propo-
nente per l' implementazione della procedura V.I.A. relativa a questo progetto, distintamente per i due casi: autorizzazione del progetto in questione, oppure respingimento dello stesso.
4.COMPATIBILITA' NORMATIVA
Si segnala che:
Il D. Lgs. 18.02.2005 – n. 59 prevede la concessione di Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) per le seguenti tipologie di impianti:
• Punto 4.1: Impianti chimici per la fabbricazione di idrocarburi.
• Punti 5.1: Impianti per l’eliminazione o il recupero di rifiuti pericolosi ........ eliminazione degli oli usati, con capacità superiore a 10 t/g.
• Punto 5.2: Impianti di incenerimento di rifiuti solidi urbani con potenzialità maggiore di 3 t/h.
• Punto 5.3: Impianti per l’eliminazione dei rifiuti non pericolosi con capacità superiore a 50 t/g.
Nel documento “Linee guida recanti i criteri per l’individuazione eutilizzazionedellemigliori tecniche disponibili ex art. 3, comma 2 del D. Lgs. 372/99” (pubblicato sul Supplemento Ordinario alla G.U. n. 130 del 07.06.2007) al Capitolo 5 - Gestione dei rifiuti - Impianti di incenerimento – Tab. D.2.1 “Quadro sintetico delle tecnologie di incenerimento di rifiuti” è inserito il processo di “Pirolisi”, con rimando, per le caratteristiche tecnico gestionali da rispettare, al punto G.1.2 - Pirolisi.
A pag. 66, punto 4.2.4.4.3 “Bilancio Energetico” dello S.I.A. compaiono in uscita “Fanghi oleosi non commercializzabili” (di cui non è dato sapere la caratterizzazione analitica e che poterebbero, verosimilmente, essere classificati come rifiuti pericolosi), che poi verrebbero rimessi in “camera di combustione”.
Le attività di trattamento dei PFU proposte (o parti di esse) sono riconducibili, nella sostanza, alle attività assoggettate ad A.I.A. di cui sopra.
5.CRITICITA' DELLA LOCALIZZAZIONE DELL' IMPIANTO
I fattori che consigliano alla ditta proponente di localizzarsi nel presente sito, e cioè:
-vicinanza all' autostrada A 26 Voltri- Gravellona Toce
-vicinanza alla SS 11 Milano- Torino
sono i medesimi che ne sconsigliano la localizzazione, se consideriamo i rischi rilevanti di possibili incidenti prodotti dall' impianto.
Ai suddetti fattori negativi si aggiungono i seguenti altri fattori, legati ai fenomeni d' inquinamento
chimico ed acustico prodotti dall' impianto e ricordati più avanti:
-coltura risicola, dominante nella zona
-vicinanza agli altri insediamenti produttivi, in particolare al caseificio Mario Costa
-vicinanza all' abitato di Orfengo.
6.MATERIA PRIMA
I Consorzi abilitati a raccogliere legalmente gli PFU ed a distribuirli per il successivo trattamento,
sono tre: ECOPNEUS, Ecotyre e Ges.Tyre. Poiché l' ammortamento delle voci più importanti del-
l' impianto è previsto in 15 anni (pag. 40 dello studio citato), ci si dovrebbe attendere, che il riforni- mento PFU fosse garantito da questi tre Consorzi, o da alcuni di essi, tramite contratto o lettera d'in- tenti, per il periodo di almeno 15 anni. In realtà non troviamo nel progetto traccia di questi impegni.
Che cosa potrebbe accadere, nel caso che venisse a mancare oppure a ridursi il flusso legale di PFU
all' impianto ? E' semplice, questo flusso legale verrebbe affiancato o sostituito da un flusso di PFU di origine incerta, con ciò contravvenendo alla giustificazione principale dell' iniziativa di ECO- PNEUS. Seconda possibilità: il flusso mancante di PFU verrebbe sostituito da un flusso di rifiuti di altro genere e attualmente non identificati.
7.IL PROCESSO
7.1)Bilancio di massa del processo
Vogliamo qui concentrare l' attenzione sul bilancio di massa del processo ( Mass Balance).
Posto che il syngas viene prodotto dal processo, ma non esce dall' impianto, l' output dell' impianto risulta essere il seguente:
.olii combustibili
.carbon black
.emissioni gassose
.emissioni liquide
.emissioni solide
Nel progetto presentato manca un chiaro bilancio di massa in tonnellate annue:
materia prima + materiali ausiliari + aria + acqua = prodotti + emissioni gassose + emissioni liquide + emissioni solide.
Infatti il progetto dichiara soltanto le seguenti quantità ( v. pag. 10 dello studio citato):
olio combustibile...............29 ton/ g .............................= 8.700 ton / anno
carbon black.......................31 “ .............................= 9.300 “
acciaio................................15 “ ..............................= 4.500 ________________________________________________________________________________
totale...................................75 ton/ g.............................= 22.500 ton / anno
Poiché la materia prima ( pneumatici) sono 100 ton/ giorno, il valore minimo delle emissioni nelle
tre forme dichiarate assomma a 100- 75 = 25 ton / g pari a circa 7.500 ton / anno.
A questo valore di emissioni devono essere aggiunte le seguenti quantità – non dichiarate- dei materiali ausiliari, dell' aria e dell' acqua immessi nel processo.
Pure non dichiarate sono le tonnellate in uscita delle emissioni gassose, delle emissioni liquide
e delle emissioni solide.
7.2)Composizione dei prodotti
Sia la composizione chimica degli olii combustibili che del carbon black è indefinita.
Infatti per gli olii combustibili non esiste l' analisi di laboratorio della Stazione Sperimentale Com-
bustibili di S. Donato Milanese, l' ente pubblico deputato a rilasciare questo tipo di attestazioni.
Ma non è un caso. La ditta proponente infatti non è in grado di produrre questa analisi per il sem- plice motivo, che non dispone di campioni prodotti da un proprio impianto sperimentale situato in Europa, ed è quindi costretta ad esibire un documento di analisi proveniente dal Giappo-
ne, relativo a campioni prodotti in altri impianti con normative diverse. Analoga situazione si ripete per il carbon black. Questo documento di analisi giapponese, allegato al progetto, presenta un aspet-
to molto singolare: colpisce per la sua genericità, in quanto non risulta firmato da alcun responsabile identificabile.
Da questa assenza di fonti attendibili circa l' analisi chimica dei prodotti dell' impianto nascono due ordini di problemi: primo, l' esito incerto circa la possibilità di vendere questi prodotti, che in caso negativo diventano rifiuti da smaltire; secondo, il rimpallo di responsabilità tra la ditta proponente e la ditta giapponese fornitrice del know- how in caso di eventuali contestazioni da parte degli acqui- renti dei prodotti circa la qualità degli stessi prodotti.
8.STOCCAGGIO DEI MATERIALI
Lo stoccaggio PFU non è coperto; viene quindi dilavato, provocando acque reflue contaminate da ciò che ricopre i pneumatici e gli stessi, pieni d'acqua, costituiscono ambiente favorevole allo svi-
luppo delle larve di zanzara tigre (la Provincia impone lo stoccaggio al coperto dei PFU nelle sta-
zioni di conferimento comunali!); di conseguenza l'impianto di trattamento acque di prima pioggia, di sola dissabbiatura e disoleatura, è inadeguato nei confronti delle acque reflue di dilavamento dei copertoni, specie dopo triturazione.
9.QUADRO ECONOMICO
9.1)Costi( pag.40 di “ Studio di impatto ambientale”)
-l'investimento complessivo viene dichiarato essere 26.480. 527 €, mentre negli incontri pubblici di
Casalino ( 18 luglio 2013) e Orfengo ( 24 luglio 2013) i proponenti hanno dichiarato pubblicamen-
te tale investimento assommare a 30- 40 milioni €.
-nelle voci di costo mancano voci importanti, come il costo del know- how e il costo dell' addestra-
mento del personale
9.2)Ricavi ( pag. 42 ibidem)
-nelle voci di ricavo manca sorprendentemente il contributo ECOPNEUS di 2,5 € / pneumatico,
contributo dichiarato ripetutamente dai proponenti nelle occasioni sopra ricordate. Tale contributo
dovrebbe comportare il ricavo veramente importante di 2,5 €/pneumatico x 3.000.000 pneumatici/
anno = 7.500.000 € / anno. Bisogna però capire se questo ricavo ci sarà oppure no.
Inoltre manca qualsiasi lettera d' intento di ECOPNEUS o delle altre due organizzazioni che trat-
tano la raccolta degli PFU, circa l' impegno a cedere gli pneumatici usati alla ditta proponente.
Sorge spontaneo il dubbio: in assenza di garanzia circa il rifornimento continuo degli PFU per
tutta la durata dell' impianto, l' impianto stesso non sarà obbligato a pirolizzare anche altri tipi di
rifiuto ?
-non è riportata la fonte della quotazione di vendita del carbon black.
-le probabilità di vendita degli olii combustibili sono assai scarse. Infatti viene allegata al progetto
soltanto la lettera d' intento di un unico possibile acquirente, per di più priva di un prezzo di vendita
-analogamente per la vendita del carbon black: le lettere d' intento sono appena due, e anche queste
prive del prezzo di vendita. Non vediamo quindi quale valore probativo possano avere queste let-
tere d' intento allegate al progetto.
In sintesi il quadro economico presentato lascia adito a forti perplessità.
10.GESTIONE DEL PERSONALE
A pag. 87 di “ Studio impatto ambientale” viene definito in 25 unità il personale dell' impianto con attività su tre turni giornalieri, A nostro modesto avviso, la possibile ricaduta sull'occupazione loca- le, essendo necessariamente limitata alle funzioni di manovalanza e a qualche posizione in ambito
amministrativo, non dovrebbe superare le poche unità.
11.ANALISI DEI RISCHI, GARANZIE DI SICUREZZA E CONTROLLI
11.1)Rischi ammessi dai proponenti
Ci limitiamo a riportare un breve ma significativo elenco dei rischi ammessi dai proponenti:
-” possibilità di fenomeni di combustione diretta degli PFU all' interno del forno di pirolisi” ,
cioè, in altre parole, possibilità d' incendio fuori controllo ( pag. 60 del citato Studio)
-” potenziale di atmosfere esplosive causate da fuoriuscita accidentale dei gas di pirolisi” ( pag.
60, ibidem)
-” rilascio consistente di azoto liquido durante le operazioni di riempimento del serbatoio”
(pag. 63, ibidem)
-” sversamenti di sostanze chimiche utilizzate per la rigenerazione delle resine a scambio ioni-
co” ( pag. 63, ibidem).
A questo elenco dobbiamo aggiungere l' altissimo carico d' incendio di circa 4- 5 milioni k Cal / m2.dovuto alle 1.500 tonnellate di pneumatici stoccate su 2.000 m2, da cui deriva un elevato ri- schio d' incendio.
La gravità di questi possibili incidenti viene ampliata dalla localizzazione dell' impianto a 100 m dalla SS 11, a 200 m dall' A 26, a poche centinaia di metri dagli altri insediamenti industriali della zona, a 1 km dall' abitato di Orfengo.
11.2)Gestione delle emergenze
Per fare fronte non solo alle suddette emergenze estreme, ma anche a disfunzioni meno gravi e più
frequenti( surriscaldamento di un reattore, sovrappressione di un serbatoio, ecc.), rese possibili dal- la elevata complessità di questo impianto, il cui know- how alberga fisicamente a 20.000 km di di- stanza, non troviamo nel progetto alcun piano di sicurezza, che possa tranquillizzare le popola-
zioni della zona.
11.3)Principio di precauzione
Nell' Unione Europea vige il Principio di Precauzione ( v. Trattato di Maastricht) , che, in sintesi, richiede di evitare di intraprendere ogni genere di iniziative ( processi e prodotti), per le quali si possano ragionevolmente temere conseguenze gravi per la salute dei cittadini. Confessiamo di igno-
rare, se in Giappone esiste una Direttiva analoga. Ci auguriamo, per il bene del popolo giapponese, che questa Direttiva esista e sia applicata in Giappone. Sta di fatto, che questo progetto, a nostro avviso, disattende gravemente il Principio di Precauzione dell' Unione Europea.
11.4)Controlli della qualità dell' aria
Le sostanze chimiche da controllare sono 17: NO2, SO2, CO, HCl, HF più 12 metalli pesanti.
Per 10 delle suddette sostanze chimiche esistono limiti di legge, ma per le rimanenti 7, cioè per:
HCl ( acido cloridrico), HF ( acido fluoridrico), Sb ( antimonio), Cr ( cromo), Mn ( manganese),
Cu ( rame), V ( vanadio) non esistono limiti di legge ( pag. 188 dello studio citato).
Se non esistono limiti di legge, vuol dire che il limite pratico di queste sostanze deve essere zero, cioè non devono essere immesse nell' ambiente.
Inoltre i controlli sono demandati alla stessa ditta proponente: un caso di controllore- controllato.
I controlli dovrebbero invece essere eseguiti da un ente pubblico come l' ARPA.
Infine la frequenza dei controlli viene previsto in una volta all' anno. Per un impianto di questo tipo riteniamo necessario il monitoraggio continuo.
In sintesi riteniamo questo tipo di monitoraggio assolutamente insufficiente a garantire la salute dei cittadini.
11.5)Controlli dell' accumulo degli inquinanti sul suolo
Quante delle oltre 7.500 ton / anno di inquinanti emessi dall' impianto ricadranno al suolo nell' in-
torno dell' impianto ? Quante entreranno nel riso coltivato nella zona ? Quale sarà il danno provoca-
to alla salute dei cittadini e all' economia della zona ? Di questa tematica non troviamo traccia nel progetto, nonostante esista un' abbondante letteratura tecnica prodotta in questi ultimi anni su questi temi.
11.6)Controlli della qualità dell' acqua e della falda freatica
I controlli dovrebbero riguardare lo scarico delle acque meteoriche e delle acque di lavaggio dopo
trattamento, oltre al controllo dei livelli della falda freatica .A questi controlli il progetto dedica po- chissime righe ( pag. 189 dello studio citato). Veniamo soltanto a sapere che questi controlli verran-
no sempre eseguiti dalla stessa ditta proponente con frequenza due volte all' anno. Valgono le stesse osservazioni del preced. punto 11.4.
11.7)Controllo del rumore
Il progetto prevede nell' area dell' impianto la zona acustica VI con limite 85 dB ( A), mentre il Pia-
no Acustico Comunale prevede zona acustica III. Si noti che l' impianto è previsto che lavori 24 ore/ giorno. Il soggetto maggiormente esposto all' impatto acustico risulta essere il caseificio Mario Costa, situato a poche centinaia di metri dall' impianto. L' abitato di Orfengo si trova a circa 1 km dall' impianto.
12.CONCLUSIONI
Esprimiamo forti perplessità sulla fattibilità dell' intero progetto.
Elenchiamo in sintesi i principali aspetti negativi:
-i numerosi fallimenti di analoghi impianti di pirolisi in Europa, di cui citiamo soltanto l' im-
pianto di Verbania, chiuso nel 1999 per inquinamento ambientale e l' impianto di Karlsruhe
( RFT), chiuso nel 2044.
Ricordiamo inoltre l' impianto di Aosta, il cui progetto è stato bocciato da un referendum popolare
nel dicembre 2012. Non ci sembra un dettaglio trascurabile il fatto, che il know- how provenisse
dalla medesima ditta giapponese del caso in questione;
-il conseguente fatto che oggi in Europa non esista neppure un impianto di pirolisi funzionante
-l' inesperienza della ditta proponente nel settore specifico, inesperienza riconosciuta pubblica-
mente dalla ditta stessa;
-scarsa garanzia sul rifornimento della materia prima ( PFU), col rischio di utilizzo di altri
rifiuti di caratteristiche ed origine incerte;
-poca chiarezza del processo: non è chiaro se il processo produce prodotti vendibili, con relativo
ricavo, oppure trasforma un rifiuto ( PFU) in altri rifiuti ( carbon black e olii), per di più diffi-
cili da smaltire ( tutti a Novara ricordano il recente esempio negativo del nerofumo inquinato di
Pioltello);
-scarsa chiarezza del quadro economico, per quanto riguarda sia i ricavi che i costi;
-forte impatto ambientale, oltretutto scarsamente documentato e ampiamente sottostimato;
-elevato livello di rischio di incidenti ed insufficienti garanzie circa la gestione delle emergenze;
-sfavorevole localizzazione dell' impianto, sia nei riguardi della popolazione locale che rispetto
alle altre ditte operanti sul posto;
-dubbia fattibilità finanziaria del progetto: come conseguenza di tutti i precedenti punti di incer-
tezza, che affliggono il progetto in questione, avanziamo seri dubbi, che la ditta proponente possa
trovare banche disposte ad accollarsi gli elevati rischi di questa iniziativa imprenditoriale.
Al termine di questa memoria dobbiamo notare con dispiacere che il Comune di Casalino non ha finora effettuato alcuna analisi costi- benefici relativa a questo progetto, analisi che ovviamente il Comune di Casalino dovrebbe effettuare con l' ottica dell'interesse collettivo.
Proviamo ad abbozzare questa analisi costi- benefici :
Benefici: 1)possibile creazione di alcuni posti di lavoro non qualificato ( a nostra stima non più di 3- 4 unità).
Costi: 1)inquinamento chimico dell' intera area, comprendente non solo il territorio del Comune di Casalino, ma anche l' area dei Comuni viciniori; 2)inquinamento acustico dell'intera area;3) proble- mi sanitari correlati; 4) alto rischio di incidenti gravi, soprattutto rischio di incendi; 5) disincentiva-zione all' insediamento di altre aziende nella zona industriale comunale; 6)disincentivazione all' am- pliamento delle aziende attualmente presenti nella zona industriale comunale; 7)deprezzamento de- gli attuali immobili; 8) disincentivazione alla costruzione di nuovi immobili residenziali.
Sarebbe sufficiente questo breve schema, unitamente alla fondamentale considerazione che il Sindaco di Casalino è il primo responsabile della salute dei suoi concittadini, per fare assume- re al Comune di Casalino una valutazione negativa nei riguardi di questo progetto.
Infine non possiamo esimerci dall' esprimere le seguenti considerazioni finali, riguardanti sia la Provincia di Novara che la Regione Piemonte. Dobbiamo infatti lamentare l' assenza di un Piano Provinciale delle “aree non idonee”, Piano che, se esistesse, sicuramente escluderebbe la possibilità di costruire l'impianto in questione nel Comune di Casalino. Infine auspichiamo l'interessamento della Regione Piemonte al progetto in questione sotto il profilo della tutela della salute pubblica.
C.A.R.P. Novara Onlus- Novara, 12 settembre 2013